click tracking

VINCERE LA PAURA

Il terremoto del 20 e 29 maggio 2012 ha lasciato segni indelebili nella vita e nella storia delle comunità della “bassa modenese” colpite dal terribile evento. Secoli di storia che vengono lacerati in pochi istanti destinati ad incidere profondamente negli edifici storici, nelle case, nei luoghi di lavoro e nella vita delle persone. In occasione della ricorrenza di tre anni da tale spaventoso evento abbiamo voluto ricordare per immagini la nostra storia, un cammino di ricostruzione che, partito da quei terribili momenti di disorientamento, ci ha condotto pian piano a riprendere una normale vita con il lavoro, la voglia di ripartire e di “ricostruire”.
Questo evento è stato anche una scuola di vita per comprendere in modo diretto la caducità delle cose a volte credute certezze assolute, la inutilità di tante cose che ci circondano e di cui crediamo di non poter fare a meno, la superficialità dei rapporti umani che scorrono a volte come inevitabile punto di contatto dei nostri interessi con gli altri. Eventi naturali così travolgenti e potenti fanno emergere paure ancestrali incontrollabili e le reazioni delle persone divengono preda del panico, della paura. La nostra storia racconta semplicemente che il “non abbiate paura” del Vangelo e mettersi umilmente in cammino per ricostruire il nostro futuro, può essere una via in ogni umana difficoltà, senza disperazione per quanto può essere perduto, nel conforto di un presente che ancora ti dà speranze per un futuro migliore, condotto per mano da un familiare, un collega, un amico che camminerà insieme a te.
Abbiamo cercato di vincere la paura mettendo in salvo i nostri strumenti di lavoro, correndo a ricreare un nuovo confortevole luogo in cui lavorare, anche se lontano e inevitabilmente unito a difficoltà logistiche che imponevano grandi sacrifici giornalieri: abbiamo ricominciato subito a lavorare perché le nostre professionalità tecniche fossero efficaci e prontamente messe al servizio della comunità di cui ci sentivamo parte. Abbiamo lavorato un anno fuori dai nostri uffici e quando nel giugno 2013 siamo rientrati nella nostra sede di lavoro, ristrutturata dai danni del sisma, abbiamo quasi avuto nostalgia di un anno di faticose trasferte ad Avio di Trento, ad oltre 120 km da Carpi. Abbiamo in quel momento capito di aver rinsaldato un forte gruppo, di essere cresciuti e che la forza è stata del gruppo, di chi ha deciso, di chi con fiducia ha seguito le decisioni che potevano sembrare assurde ed illogiche. Ci siamo stretti forte le mani per tirarci fuori da una situazione che avrebbe potuto distruggere anche la nostra realtà lavorativa, dopo i tanti danni materiali alle nostre abitazioni.
Non ci siamo neppure accorti delle corse fatte, quasi in apnea, per la ricostruzione di tanti edifici e di tanta parte del nostro territorio e così l’idea di fissare alcune immagini di questa storia è stata una occasione per lasciare memoria di questi momenti che hanno rappresentato un importante cammino professionale ma soprattutto umano. Immagini che raccontano delle indelebili cesure nel patrimonio storico-artistico, che ci conducono nella ricostruzione dei luoghi di lavoro e delle case, che evidenziano l’impegno tecnico ed operativo che sono stati necessari per affrontare questo lavoro. Per gli addetti ai lavori sarà anche interessante cogliere l’utilizzo delle tecniche di intervento, in alcuni casi originali e risolutive, colte dall’occhio attento e curioso dell’artista che anche le banali attività di cantiere ha reso con emozionante suggestione.
Il titolo riassume l’impegno per ricostruire la nostra vita, dal massimo scotimento provato (5.9 gradi della scala Richter) sino al ritorno al normale scorrere delle cose, una ricostruzione oltre che materiale anche morale e spirituale, perché le scosse di emozioni interiori non sono state meno violente di quelle materiali.
E di grandi emozioni ne abbiamo condivise tante: la gioia dei bambini nel riprendere possesso delle loro scuole, la riapertura delle Chiese al culto, la riapertura dei luoghi di lavoro, il riprendere possesso da parte delle famiglie delle loro dimore. E’ impossibile descrivere il fiume di sentimenti che ci hanno travolto in questi tre anni che sono sembrati brevissimi perché vissuti con grandi emozioni.
Assieme alle immagini leggerete alcuni pensieri di tutti noi “ragazzi di Enerplan”, a volte anche semplici e immediati, che furono raccolti nei momenti difficili o appena superate le maggiori difficoltà, naturale grido di liberazione a quella speranza che trovava concreta attuazione man mano che trascorrevano i giorni; frasi che è bello leggere perché forse neppure chi le ha scritte riscriverebbe nuovamente perché nel rientrare nella “normalità” dei sentimenti, si sedimentano nuovamente le sovrastrutture di pensiero, di luoghi comuni e di facciate da mostrare che ci rendono meno uomini e meno veri. Questo mettere a nudo le proprie vere umanità è stato un altro grande valore che abbiamo colto in quei giorni e cercato di trasporre in queste poche pagine di intensa vita vissuta.
Il cammino fatto, che vogliamo consegnare a futura memoria, deve anche essere la testimonianza di una fede assoluta nel voler vincere la paura, perché anche di fronte alle più grandi avversità della vita non ci si può far annichilire dalle paure stesse, dalle debolezze, dai sentimenti di impotenza. Grandi e pericolose nubi anche oggi si affacciano sopra le nostre deboli comunità, fatte di altri pericoli: le crisi lavorative, le difficoltà finanziarie delle famiglie, le paure del futuro che possono essere altrettanto subdoli “terremoti”. Ricordiamoci quello che abbiamo sperimentato insieme: si possono superare stringendoci in un abbraccio fraterno, lavorando con determinazione e volontà per il nostro futuro senza farci travolgere dalle paure, senza farci ripiegare sugli egoismi ed i particolarismi che ognuno di noi sente come necessità primaria.

Carpi, maggio 2015

Corrado Faglioni

PENSIERI

“È un rombo di tuono, basta udirlo una volta per non dimenticarlo più. Il ricordo vivido di quella notte mi fa ripercorrere quegli istanti. Al rumore seguì lo scuotimento. Un grido soffocato di chi è strappato dalle braccia di Morfeo e non sa quanto è vero che basta un attimo per cambiare la propria vita: il terremoto! Presi il mio bambino fra le braccia e corsi contro la parete, poi il silenzio … sembrava tutto finito.”

(Silvia Gavioli)

“Mi aggiravo con la mia famiglia in una cittadina pesantemente colpita dal sisma, cercavo il mercato … sulla corsia opposta vidi vari mezzi della protezione civile che riportavano indicati i nomi di alcune regioni italiane, in quel momento capii che erano venuti per noi. Davvero, allora, avevamo bisogno di aiuto e piansi perché la mia Emilia è quella sempre in corsa, che cresce, che traina, che non si piange addosso, che cancella e ricostruisce, ma quanto tempo impiegheremo a ricostruire il nostro passato distrutto da questo presente?”

(Silvia Gavioli)

“Paura.
Per me, per i miei familiari, per i miei amici.
30 secondi che non finiscono mai. 30 secondi in cui i pensieri corrono veloci.
Uscire. Scappare.
Scappare fuori da casa … quella stessa casa che dovrebbe dare sicurezza ed accoglienza in un attimo si trasforma in una trappola da cui fuggire.
All’improvviso tutto cambia e tutte le certezze crollano. Cambia il modo di pensare, cambiano i valori attribuiti ad ogni cosa. Speri che tutte le persone a te vicine stiano bene e che la tua casa sia ancora in piedi.
Le persone si avvicinano, unite da una storia comune. Ci si confronta. I parchi diventano campeggi improvvisati e c’è chi dorme in macchina per la paura di rientrare nella propria casa. Alla sera si va a dormire tutti insieme e la mattina ci si sveglia alle prime luci dell’alba, sempre tutti insieme, pronti ad affrontare la giornata.
Poi succede che devi reagire, anche se non sei pronta, anche se sei spaventata. Devi reagire perché la vita va avanti, nonostante tutto. E quindi ti ritrovi a lavorare e vivere lontano da casa, lontano dalla tua famiglia e dai tuoi amici.
Adattarsi alla nuova vita non è facile, ma neanche impossibile, e dopo un po’ scopri che si possono trarre cose positive da questa esperienza. Scopri lati di te stessa che non conoscevi. Ci sono persone nuove da conoscere, con cui confrontarsi e a cui raccontare la tua avventura. E tutto sommato questa nuova vita arriva anche a piacerti. Certo è difficile da affrontare, ma ci sono anche momenti belli, di divertimento e spensieratezza.
Passa un anno. Si torna a casa. Si torna alla vecchia vita. Gioia e nostalgia si mescolano insieme e in un attimo tutto (o quasi) torna come prima.
Perché il terremoto è così, in un attimo arriva, ti cambia la vita e se ne va.
Un attimo che non scorderò per il resto della mia vita.”

(Alessia Cipolli)

“Il terremoto del 2012 … ricordo ancora distintamente i passi fatti ed i pensieri avuti le mattine del 20 e del 29 maggio perché in entrambi i giorni ho “condiviso” l’esperienza con Enerplan, o meglio con l’edificio che ospita gli uffici di Enerplan. La mattina del 20 maggio, giornata festiva in quanto patrono di Carpi, nel 2012 è caduta di domenica e dopo essere riuscita a riprendere il sonno per l’accaduto, mi sono recata in ufficio perché dovevo sistemare alcune cose lasciate in sospeso durante la settimana lavorativa. Ricordo che entrando trovai qualche piccola traccia di tinteggio sul pavimento e poco altro ma nulla di grave; questo mi diede serenità, mi resi conto che ero al sicuro e decisi così di mettermi al lavoro. La scossa del 20 maggio ci aveva sicuramente spaventati perché ci aveva svegliato di soprassalto durante la notte, ma non aveva provocato danni gravi alle nostre abitazioni ed il 21 maggio l’attività lavorativa riprese con regolarità non facendoci immaginare cosa sarebbe successo da lì a pochi giorni.
Il 29 maggio era un martedì e come di consueto tutto lo staff di Enerplan era sul posto di lavoro, sembrava una giornata normale, come tante altre, ma alle 9.00 “il Sisma” decide di farsi sentire nuovamente, portando in molti di noi agitazione e paura. La scossa sembrò durare minuti e non secondi ma l’edificio resse e ci permise di metterci in salvo, mentre altri furono meno fortunati di noi. A scossa ultimata ci trovammo sul piazzale all’esterno e con i telefoni in mano ci mettemmo tutti a chiamare i nostri cari per accertarci che stessero tutti bene. Da quel momento ovviamente cambiò tutto, compreso il programma della mia giornata, che sarebbe dovuto essere quello di partire nel primo pomeriggio e recarmi a Roma per qualche giorno insieme ad Alessia, una collega, per effettuare un sopralluogo presso un nostro cliente. La giornata fu veramente pesante perché purtroppo le scosse non ci diedero tregua anzi sembrava proprio che lo sciame sismico non volesse arrestarsi. Prese dallo sconforto e dall’impossibilità di poter fare qualcosa, io e la mia collega alle 18.00 decidemmo di partire per Roma, almeno questo ci dava la sensazione di essere più al sicuro e di essere utili. Durante il viaggio ci fermammo un paio di volte per fare rifornimento e distrarci e sui televisori presenti all’interno degli autogrill stavano proprio trasmettendo immagini e servizi sull’accaduto. Ricordo anche che sia per me che per Alessia, durante la sosta qualsiasi piccolo scricchiolio o movimento insolito ci dava ancora la sensazione del terremoto. Al rientro da Roma capii che tutto era cambiato e che per Enerplan sarebbero stati mesi di sacrifici, bisognava rimboccarsi le maniche e riuscire a dare persino qualcosa in più, soprattutto in virtù del fatto che la situazione ci vedeva comunque molto fortunati rispetto ad altre realtà. La saggia decisione presa dal consiglio di amministrazione di Enerplan fu infatti quella di spostarci momentaneamente e creare una sede operativa ad Avio di Trento in modo da poter avviare i lavori di ristrutturazione e miglioramento sismico dell’edificio di Carpi e al tempo stesso consentirci di restare tutti tranquilli e lavorare serenamente durante la giornata. Infatti dopo solo 10 giorni lavorativi i locali erano pronti per ospitarci e dall’11 giugno 2012 ebbe così inizio il nostro cammino verso la nuova sede operativa che ci ha ospitato per un anno nei nostri trasferimenti. Di lì a qualche mese iniziarono infatti i lavori di miglioramento simico della nostra sede di Carpi che hanno coinvolto praticamente tutto l’edifico sia per quanto riguarda gli esterni che gli interni, per dare in primo luogo una elevata sicurezza nel malaugurato caso dovesse un giorno riproporsi un sisma, ed in secondo luogo sono stati effettuati interventi anche di rinnovamento e di restyling estetico agli uffici ed agli ambienti di lavoro in cui trascorriamo diverse ore delle nostre giornate. Dal 03 giugno 2013 siamo così ritornati nella nostra affezionata sede di Carpi dove speriamo di dover affrontare tante nuove sfide ma mai più quella di un terremoto.
Il terremoto del 2012… un evento al quale le nostre menti e i nostri cuori non avrebbero voluto assistere ma che al tempo stesso non dimenticheremo e che conserveremo appunto in esse.”

(Jessica Gei)

“E’ stato straordinario constatare come, in un momento di estrema difficoltà, le persone riescano a far emergere una forza inaspettata, che li aiuta a reagire e ad “andare avanti” nonostante il dolore che provano. E forse da tutto questo potremmo trarre un importante insegnamento di vita: dovremmo mantenere sempre vivi i sentimenti che ci hanno guidato in quei giorni: umiltà e modestia di chiedere aiuto e di volgere lo sguardo verso i bisogni del nostro vicino.”

(Andrea Ferrari)

“Il tuono ed il tremito del sisma ci ha storditi a Carpi, in un attimo ci siamo ricomposti ad Avio. Ora siamo ritornati e cresciuti a Carpi.”

(Paolo Faglioni)

“Un boato, un frastuono nel cuore della notte ... ha cambiato l'Emilia!
Ci ha distrutti, ma abbiamo reagito ... INSIEME!
Panico e paura mi hanno pervaso il cervello ...
Noi siamo EMILIANI! Nonostante terremoti, trombe d’aria e alluvioni siamo sempre insieme ... Insieme rimarremo!
È passato più di un anno ma la preoccupazione che possa riaccadere è ancora tanta.
In quei giorni ho vissuto attimi di paura, ma comprendevo la mia fortuna ad avere ancora una casa ed un lavoro, contrariamente a molte altre persone che in un solo istante hanno perso tutto.
Quando ci comunicarono il trasferimento ad Avio, in un primo momento fui sollevata perché saremmo andati, per un limitato periodo di tempo, in luoghi più tranquilli, ma in seconda battuta pensai che sarebbe stata dura, e così è stata.
Oggi sono orgogliosa di esser riuscita a superare quel periodo ormai lontano, un’esperienza che di certo ricorderemo a lungo.
Ad un anno e più di distanza siamo tutti qui, insieme ... Più forti di prima! ”

(Simona Grappi)

“Non posso dimenticare le sensazioni di paura e di profondo sconforto provate la mattina del 29 maggio, quando seduto sul muretto di fronte all’ufficio con la testa tra le mani non riuscivo a calmare il tremore alle gambe e l’agitazione che stava prendendo il sopravvento, per la seconda batosta subita in pochi giorni quando appena un po’ di fiducia stava tornando a darci la forza di ricominciare.”

(Alessandro Mascherini)

“L'esperienza di Avio mi ha fatto sentire più che mai parte di un gruppo che ha cercato di affrontare i propri spettri e di vincerli, facendosi forza delle capacità e dell'energie residue di tutti per sopperire alle debolezze che inevitabilmente di volta in volta si manifestavano in ciascuno di noi.”

(Alessandro Mascherini)

“Mi rendo conto che quell’incubo è ancora lì, in tutta la sua grandezza. Che la distruzione ancora diffusa è la testimonianza che quello che è successo è tutto vero, e che il lavoro da fare è ancora tanto. E che tante persone stanno ancora vivendo una situazione di emergenza, sistemate in condizioni dignitose ma pur sempre di fortuna, e per esse la normalità è ancora solamente un lontano miraggio.”

(Alessandro Mascherini)

“Sembrava un’avventura impossibile e invece l’abbiamo portata avanti con successo, trovando nuove motivazioni, nuove amicizie, nuovi interessi, nuove organizzazioni nelle nostre famiglie.
Il viaggio d’andata era un dormitorio comune sul pullman, mentre quello di ritorno quasi sempre era un film in compagnia.
Quando arrivavamo ad Avio il sole quasi sempre ci accoglieva e, con il contorno dei monti si aveva l’impressione di essere giunti non sul posto di lavoro, ma in un luogo di vacanza; l’aria era leggera e sembrava quasi di essere meno stanchi del solito, nonostante le alzatacce per raggiungere il pullman in orario.”

(Emanuela Faglioni)

“E’ stato un anno diverso, intenso, con decisioni difficili e importanti da affrontare in breve, ma che ha lasciato un’impronta certamente indimenticabile.”

(Emanuela Faglioni)

“Le emozioni di paura incontrollata, di smarrimento, disorientamento, incertezza, rabbia man mano provate con il susseguirsi degli eventi di quei giorni mi hanno colpito con una forza finora non provata. Ho realizzato che fino a questo momento ero stata solo convinta, sbagliandomi, di condividere le umane miserie davanti a immagini e grida che passano nei telegiornali.”

(Daniela Artioli)

“I ricordi che mi colpiscono ancora con forza sono quelli legati a quei primi giorni: occhi come non avevo mai visto prima indistintamente sgranati, paura sul volto delle persone incrociate una volta tornata a casa: sul viso della vicina di casa, come del semplice conoscente incontrato ad un incrocio, sul viso di mia mamma. Disperazione dipinta sul viso di chi si trovava senza più niente, neanche i vestiti per cambiarsi.”

(Daniela Artioli)

“Mi ha colpito con forza vedere la situazione diversa e purtroppo in quotidiano peggioramento del paesaggio intorno: vuoto e macerie al posto di edifici, tetti crollati, crepe in cosa era rimasto. E associato un conseguente senso di perdita di qualcosa del mio passato e delle mie radici.”

(Daniela Artioli)

“Sono stati i giorni della solidarietà, dell’aiuto reciproco, della Protezione Civile, dei Vigili del Fuoco, dei volontari: tutti preziosi perchè tanto hanno fatto e perchè ci sentivamo non abbandonati.”

(Daniela Artioli)

“Che questo esserci sentiti così fragili nel benessere di cui ci è stato dato di usufruire, ci faccia mantenere viva la consapevolezza che il vero valore della nostra vita sono le persone che ne fanno parte; ci faccia sempre avere presente che le persone sono il centro della nostra esistenza, che hanno peso e valore il nostro comportamento, la nostra serietà e senso di responsabilità in tutti gli aspetti della nostra vita di privati cittadini come di lavoratori coscienziosi.”

(Daniela Artioli)

“Attimi di impotenza di fronte a questa forza devastante, sentirsi scuotere fuori e dentro con la paura che ti trascina in pensieri angoscianti, ti chiedi se finirà e se quando lo farà avrai la forza di fare quel numero per sentire le persone che ami, le vorresti lì con te. Finalmente tutto cessa, ma le tue mani tremano ancora, raccogli il coraggio e chiami, tutti stanno bene, alzi gli occhi al cielo per pronunciare un silenzioso grazie … Tutto sembra finito, ma sai che non è così, servirà tempo per estirpare la paura dentro, per far cessare le lacrime e ritrovare la forza di ricostruire, di ricominciare il tuo quotidiano. E’ il momento di rialzarsi anche se la paura rapisce i tuoi pensieri ogni volta che poggi le spalle sul sedile dell’autobus che ti porta lontano ogni giorno. Adesso però sai che puoi riuscirci e tutto tornerà sereno … e con l’aiuto di familiari, amici, colleghi trovi il sostegno e la forza per riprendere la tua quotidianità e pensi che rispetto a tante persone che hanno perso familiari, casa, lavoro tu sei stata molto fortunata”.

(Catia Casale)

“Erano le 9,03. Le pareti, il pavimento, i serramenti anno iniziato a vibrare, in talune pareti si sono formate vistose crepe, i calcinacci hanno iniziato a cadere dal soffitto e le persone prese dal panico hanno incominciato a correre in direzioni opposte e a urlare. I secondi si sono dilatati e le vibrazioni sembrava non finissero mai, come se fossimo precipitati in una dimensione dove il tempo trascorre a rilento. Dopo interminabili secondi le scosse sono terminate, il battere dei vetri sui serramenti, il suono cupo delle strutture inusualmente sollecitate è andato scemando, sono rimasti solo i calcinacci a terra, le crepe nei muri, le voci, i pianti di alcune persone e le urla di altre che invitavano tutti ad uscire.”

(Ivano Degoli)

“All’improvviso ci travolge un enorme boato: ci lascia senza respiro, ci guardiamo interrogandoci con gli occhi e immediatamente la casa inizia a vibrare, ci abbracciamo, guardo intorno a me e vedo i due cipressi piantati a ridosso della mia casa che si piegano in modo innaturale. Come non ho mai visto fare loro nemmeno durante i temporali più intensi. Precipitiamo di nuovo in quella dimensione dove i secondi durano un’eternità.”

(Ivano Degoli)

“Le case fanno ancora paura. Ci scambiamo i saluti, mi fermo a parlare con i vicini con i quali non ho mai intrattenuto relazioni. Si riscoprono i rapporti umani. Abbiamo tutti bisogno di consolarci, di sentirci vicini di contrastare la paura con il calore delle parole del nostro prossimo … il desiderio che abbiamo tutti di stringerci gli uni agli altri e di affrontare quest’evento terrificante con animo solidale.”

(Ivano Degoli)

“Ricordo i primi giorni in cui effettuavo frenetici sopralluoghi per verificare l’agibilità dei fabbricati, ricordo la coesione e collaborazione tra noi tecnici per trovare in fretta soluzioni efficaci per far rientrare quanto prima la persone nelle proprie case. Ricordo il caos normativo, e la spinta a non mollare e trovare sempre la soluzione a tutto.”

(Valentina Soncini)

“Ho pensato: quanto sarebbe importante poter documentare l’impegno di queste persone, il fervore e la passione che ci stanno mettendo per affrontare e riscattare un evento che non ha colpevoli, per ribaltare una situazione tragica che ci ha messi in ginocchio, ma dalla quale ci siamo rialzati e a testa alta abbiamo reagito. Questo libro è un omaggio all’impegno di tutte queste persone ed è per me un’enorme gioia e orgoglio averne fatto parte.”

(Valentina Soncini)